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L’inizio del viaggio

  • Graz
  • 5 giu
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 5 giorni fa


Sono passati due anni da quando ho iniziato a camminare.Non avevo in mente una meta, né un progetto definito. Solo una sensazione insistente, come un peso lieve ma costante: quella che in pianura ci fosse qualcosa da dire.

Non i luoghi da cartolina. Non le montagne spettacolari o le città d’arte.Ma i paesaggi quotidiani, quelli che si attraversano senza guardarli. Quelli che si danno per scontati, perché li abbiamo sempre visti.

Mi piaceva l’idea che potessero essere raccontati proprio per questo: per il loro silenzio, per la loro discrezione.Così ho iniziato a fotografare. Ma non cercavo eventi, né persone. Cercavo i segni. Le tracce. Quelle impronte, visibili o invisibili, che l’uomo lascia nei luoghi che attraversa.

A volte sono solchi nel terreno.Altre volte, una fila di alberi, un’architettura abbandonata, una curva di fiume incanalata dalla mano dell’uomo.Altre ancora, sono assenze: spazi vuoti dove un tempo c’era qualcosa.

Ho camminato tanto.Chilometri a piedi, sotto il sole e nella nebbia, nel silenzio di strade sterrate, nei paesi addormentati, nei campi dove l’unico suono è quello dei passi.A volte, non sapevo nemmeno cosa stessi cercando.Ma sapevo che dovevo guardare, e che in quel guardare c’era qualcosa di importante.

Questo video rappresenta il primo passo di quel cammino. È l’inizio di Mare di Pianura: un progetto fotografico, certo, ma anche un modo per riconciliarmi con le mie origini.Una ricerca dentro lo spazio e dentro me stesso. Ogni immagine è un appunto, ogni inquadratura è una domanda.

Non c’è spettacolo, non c’è sensazionalismo.Solo la lentezza del passo e l’attenzione al dettaglio. È così che ho iniziato a costruire questo racconto.



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